Guerra in Ucraina come impatta sull’industria della carta e del cartone
Lo scoppio del conflitto in Ucraina ha impattato anche sul settore produttivo italiano, infatti, non si sono fatti attendere gli incrementi di prezzo dovuti all’aumento del costo dell’energia e delle materie prime che gravano ulteriormente sull’industria e i settori produttivi.
Anche la filiera della carta ha risentito della crisi causata dal conflitto ucraino, già messo a dura prova, nell’immediato passato dalla pandemia scatenata dal nuovo coronavirus. L’unione di questi fattori, che non facilitano le importazioni e le esportazioni e di materie prime e dell’energia, stanno causando un rallentamento della produzione.
I costi da sostenere, per gli imprenditori, diventano proibitivi e si riversano poi, in parte, sul consumatore finale che vedrà a sua volta lievitare il prezzo del prodotto finito.
I costi dell’energia: perché impattano sulla produzione di carta e cartone
Come è noto la produzione di carta e cartone richiede energia, che in mancanza di impianti fotovoltaici sufficienti a soddisfare le esigenze dell’industri, viene prodotta tramite diverse fonti, che vengono importate, come accade per il gas naturale che importiamo prevalentemente dalla Russia.
Tuttavia, allo scoppio della guerra e alle sanzioni imposte a Mosca dalla UE il costo del gas è aumentato esponenzialmente costringendo le cartiere italiane al blocco.
Assocarta, il mese scorso denunciava proprio uno stato di cose in cui l’energia richiesta per la produzione di una tonnellata di carta era da considerarsi superiore al costo di vendita del prodotto finito. A queste condizioni, naturalmente, la produzione
Quali sono le filiere a rischio nella produzione di carta e cartone
La carta e il cartone sono utilizzate per la produzione di tanti oggetti di uso comune e del packaging, utile e necessario per il confezionamento di prodotti alimentari, ma anche farmaceutici, cosmetici e così via. L’aumento dei prezzi, non solo dell’energia, ma anche dei carburanti mette in crisi tutti i settori strategici del nostro Paese.
A questo problema si associa quello relativo alla riduzione delle esportazioni, in particolare a risentirne è il mercato del lusso e del Made in Italy che avevano nella Russia uno dei mercati di riferimento. In questo caso, l’impiego del packaging per le spedizioni viene impiegato di meno rispetto alle aspettative.
Questa situazione, secondo Assocarta, blocca non solo l’intera filiera della produzione del packaging, ma anche la produzione di carte igieniche sanitarie, carte medicali, ma anche carte grafiche per l’editoria e l’informazione.
Il problema delle materie prime e la filiera del packaging
Per la carta e il cartone vengono impiegati, all’interno del processo produttivo, sia l’amido del grano, che quello delle patate e di altri alimenti. Nel quadro attuale, queste risorse venivano importate per essere usate per produrre carta da imballaggio.
L’Ucraina e la Russia, come è noto, sono produttori di grano e amidi. Tali risorse, in base anche all’evolversi della situazione ,potrebbero essere impiegate non tanto per la produzione di carta, ma essere riconvertite e utilizzate all’interno della filiera alimentare. Da questo punto di vista si genera una difficoltà reale di reperimento delle materie prime con il conseguente dilatamento dei tempi di consegna rispetto agli ordini ricevuti.
Con il rallentamento delle esportazioni è chiaro che anche l’utilizzo di packaging e carte da imballaggio sono inferiori. Ciò produce un danno alle aziende che hanno effettuato l’acquisto di imballaggi per le spedizione che giacciono nei depositi.
Un altro contraccolpo è dato alla filiera del riciclo di carta e cartone e materia prima che viene conferita ai maceri per essere nuovamente utilizzata. In tal senso, la guerra mette in crisi anche l’intero processo di circolarità legato al riciclo di carta e cartone ondulato.
Sappiamo quanto la carta e il cartone siano diventati preziosi per la produzione di packaging per gli alimenti. Il timore, quindi è che si ritorni a produrre packaging in plastica, facendo un passo indietro nella realizzazione di tipologie di packaging sostenibili e facilmente riutilizzabili e un’inversione di marcia rispetto ai risultati raggiunti in ambito di riciclo.